Quaranta opere di Raeben, esposte in uno spazio diffuso, propongono un itinerario ideale nei luoghi della sua pittura e dei suoi viaggi – Parigi, New York, Venezia, Provincetown – riscostruendo, assieme, la sua evoluzione artistica e la sua influenza su numerosi artisti americani, intellettuali ebrei immigrati di cultura yiddish. E di artisti e intellettuali ebrei newyorkesi sono i suoi ritratti – Sholem Aleichem, Mary Adler, Pearl Pearson Adler, Luba Harrington, Miriam Kressyn, Bob Haggart, Paul Musikonsky, Bob Dylan, Seymour Osborne, e Stella Adler, che con il Group Theater rivoluzionò la storia del cinema e del teatro americani del Novecento.
L’ultima tappa del percorso porta nell’atelier dell’artista, che dal 1946 si dedicò all’insegnamento all’undicesimo piano della Carnegie Hall. A esporre le teorie artistiche di Raeben è la sua stessa voce attraverso materiali e video di lezione. Fra i lavori di studio di Raeben e dei suoi allievi, figura anche un quadro attribuito al poliedrico Bob Dylan.
Proprio a partire dalle dichiarazioni di Bob Dylan, si è potuto ricostruire l’itinerario artistico di Raeben fra America e Parigi, dove aveva conosciuto Chagall, Soutine, Matisse, Bissière.
Un’altra sezione della mostra è dedicata agli oli, nature morte e vedute di Venezia e di Provincetown, e a ritratti e caricature a pastello e a carboncino.
La mostra propone anche materiali inediti: fotografie dello studio dell’artista, immagini digitali ad alta qualità dell’artista e un documentario – Painting: a Laboratory of Aesthetics, girato da Bill e Harvey Fertik – che include quattro lezioni performative di Raeben.
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